Quali sono i punti di forza e i punti deboli di una filiera corta? E su cosa è meglio puntare per valorizzare una produzione agroalimentare a km0 (o quasi)?
Filiera corta o lunga? Ricerche e studi di settore esaminano da tempo pro e contro dei diversi sistemi di organizzazione della produzione agroalimentare. L’interesse dei consumatori, le nuove opportunità offerte dal digitale, le specificità della produzione nostrana sono le principali variabili da considerare.
Da un lato, le filiere lunghe si fanno sempre più convenienti: le economie di scala e l’internalizzazione dei mercati permettono oggi di muovere materie prime e prodotti con facilità. Dall’altro, le filiere a km0 rispondono a un maggior interesse ai temi della sostenibilità, all’ampliamento del mercato per i prodotti del territorio, e offrono maggiore flessibilità rispetto alle supply chain più estese, specie in caso di imprevisti.
Per far funzionare entrambi i sistemi servono metodi e strumenti specifici. Per quanto riguarda le filiere corte del territorio, è essenziale offrire garanzie di qualità, logistica efficiente e una comunicazione efficace sui diversi canali a disposizione. Vediamo meglio come.
SOMMARIO
- Cosa significa filiera corta
- Filiera lunga o corta?
- Come funziona una filiera corta
- Organizzare e gestire una filiera corta
- Valorizzare le qualità della filiera
- Soluzioni gestionali e strategie di marketing
Cosa significa filiera corta
Secondo l’agronomo francese Louis Malassis, una filiera è un itinerario più che un processo. In altre parole, è il percorso seguito da un prodotto all’interno di un sistema. La filiera agroalimentare è quindi l’insieme dei luoghi e dei processi che dal campo o dall’allevamento portano alla busta della spesa.
Da questo presupposto si capisce meglio la differenza tra filiera lunga e corta. La prima adotta supply chain molto estese, che contano su più intermediari e passaggi per portare i prodotti alimentari al consumatore, mentre una filiera corta coinvolge un minor numero di attori e di processi di trasformazione.
Associati al concetto di filiera corta sono quelli di produzione a km0, tracciabilità alimentare e produzione certificata. Termini che connotano in positivo le eccellenze di un territorio, la loro integrità e freschezza, ma che non sempre caratterizzano le filiere corte.
Per questo motivo, i prodotti di qualità devono offrire massima trasparenza e puntare su strumenti adeguati di gestione e certificazione. Questo, tra l’altro, è uno dei motivi per cui, un po’ paradossalmente, informatica e tecnologia offrono grandi vantaggi alle produzioni più tradizionali.
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Filiera lunga o corta?
La filiera corta viene spesso messa in alternativa radicale rispetto ai sistemi di produzione su larga scala. Certo ci sono evidenti differenze tra i due modelli, ma non sempre c’è opposizione. Una industria alimentare può infatti diversificare l’offerta seguendo l’uno o l’altro sistema per prodotti diversi.
È quanto succede con diversi attori della grande distribuzione organizzata, che sviluppano linee pensate per i mercati di nicchia da accompagnare ai prodotti più “di massa”. Ovviamente questa flessibilità è possibile in un verso, meno in quello inverso, perché un piccolo produttore difficilmente ha mezzi e strumenti per fare l’uno e l’altro.
Entrambi i sistemi, comunque, hanno i loro vantaggi e svantaggi non solo per il consumatore finale ma anche per il produttore. Per comodità ne abbiamo elencati alcuni nell’infografica di seguito.
Come si vede, entrambi i sistemi presentano opportunità e incognite. Se una filiera produttiva a catena lunga può essere economicamente vantaggiosa in alcuni frangenti, è anche più complicata da gestire e più soggetta a imprevisti, come la pandemia da Covid ha insegnato.
Una filiera corta, invece, offre grandi opportunità specialmente alle produzioni di nicchia nostrane, ma può soffrire procedure di controllo più elaborate e dispendiose oltre che (e questo è forse il punto principale) una presenza sul mercato più defilata.
Vedi anche: Le nuove norme su agropirateria e reati alimentari
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Come funziona una filiera corta
Le opportunità offerte da una supply chain ridotta sono comunque notevoli. Secondo l’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano, think thank specializzato, ciò che qualifica in positivo una filiera corta è la compresenza di tre elementi: prossimità territoriale, disintermediazione e informatizzazione aumentata.
- La prossimità territoriale, se sfruttata a dovere, spiega il successo della formula “km0”. Un Paese ricco di DOP, IGP ed eccellenze di produzione locale ha molto da guadagnare in questo senso. Produrre direttamente in loco è una garanzia di qualità in più per il consumatore più attento.
- La disintermediazione è un altro elemento qualificante che, se certificabile, aumenta il valore aggiunto del prodotto. Il sistema “dal produttore al consumatore” è garanzia di freschezza, genuinità e integrità, e se ben valorizzato è un plus notevole per chi acquista. Per chi produce, invece, permette ancora una volta di snellire la supply chain e migliorare a suo favore la catena di valore.
- L’informatizzazione aumentata, infine, è forse l’elemento chiave per cogliere in pieno le opportunità di una produzione a corto raggio. I sistemi informatici più sofisticati servono sia nella fase di produzione vera e propria, perché aiutano a tracciare concretamente i vari passaggi, sia in quella di distribuzione e commercializzazione, dove aiutano a coprire l’ultimo miglio che separa chi produce da chi acquista.
Chi acquista prodotti da filiera corta da tempo non è più parte di una élite, ma di un segmento di mercato difficile da ignorare. All’interesse del mercato si unisce il fatto che una filiera corta permette di ammortizzare costi logistici importanti, specie per processi produttivi di entità ridotta. E di ridurre l’impatto ambientale della propria attività: una green supply chain, insomma, che permette di aprire percorsi virtuosi di economia circolare.
Vedi anche: Green supply chain: sostenibilità e gestione della produzione
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Organizzare e gestire una filiera corta
Una produzione a filiera corta deve trovare un proprio mercato di riferimento e un proprio modus operandi per essere efficace. In altri termini, deve avere una specificità, delle garanzie di qualità e un mercato di riferimento.
Il contributo della tecnologia è fondamentale perché (a partire naturalmente dalla bontà del prodotto) permette di offrire le giuste garanzie e trovare i propri referenti. Parliamo soprattutto di tracciamento dei prodotti e dei processi, gestione agile della logistica e presenza attiva sui mercati virtuali. Aspetti differenti ma che possono integrarsi adottando soluzioni informatiche flessibili e complete.
La gestione deve naturalmente essere preceduta da un’adeguata pianificazione e organizzazione dei processi. Dallo studio del prodotto e del mercato di riferimento discende l’organizzazione di una strategia coerente per arrivare al consumatore finale nel modo migliore e con la massima efficienza.
Conoscere e quantificare i dettagli logistici, i tempi e costi di ogni passaggio della filiera permette, tra l’altro, anche di sviluppare tecniche di marketing più mirate. Un lavoro fondamentale per tutti i tipi di produzione commerciale, e che vale naturalmente anche per le filiere agroalimentari.
Non va sottovalutato, per esempio, il profilo attuale del consumatore. Chi acquista oggi prodotti a filiera corta è più smaliziato rispetto a una decina d’anni fa, e più esigente sulle certificazioni e garanzie di qualità di ciò che viene presentato come naturale e di prossimità.
Non è un caso se molte startup di successo del settore hanno combinato con successo il recupero della tradizione, nella produzione agricola e non, con un livello di digitalizzazione avanzato. Per esempio usando le smart labels, sistemi di etichettatura che offrono una descrizione super accurata del prodotto.
Se una filiera è un itinerario, accompagnare il consumatore lungo il percorso, per esempio facendogli visitare anche se in modo virtuale le aziende agricole e i luoghi dove si coltivano i prodotti ortofrutticoli in vendita, è una strategia di marketing piuttosto efficace. Ma le applicazioni sono molteplici, per esempio una smart label può indicare in modo chiaro il grado di freschezza degli alimenti.
Vedi anche: Tracciamento e controllo lotti di produzione: come fare
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Valorizzare le qualità della filiera
Il tratto finale del percorso della filiera è cruciale. Una volta ottenuto un prodotto di qualità e certificato, occorre farlo arrivare al consumatore, ed è qui che servono strategie di promozione e valorizzazione ad hoc. Le opportunità sono molte, una per esempio è l’ecommerce di prossimità. Specialmente nei periodi di lockdown, il fenomeno ha interessato trasversalmente l’economia italiana, ma nel settore agroalimentare è noto da tempo.
Il commercio online offre un mercato sconfinato alle produzioni di qualità, e può davvero valorizzare i prodotti agroalimentari certificati. Basta pensare a quanti dei molti DOC, DOP e IGP italiani vengono acquistati direttamente dall’ecommerce del produttore o su marketplace specializzati.
Per distinguere il proprio prodotto dalla concorrenza occorre però farlo conoscere e promuoverlo a dovere. Per esempio evidenziando le certificazioni di origine e lavorazione, le modalità di produzione impiegate, o ancora la storia dell’azienda e il suo legame con il territorio. Tutte informazioni che una oculata campagna di marketing saprà mettere in risalto nella maniera migliore.
D’altra parte è importante anche non vendere fumo, e quindi assicurare adeguato riscontro alle proprie affermazioni: la completa rintracciabilità del prodotto, da ottenere seguendo ogni passaggio e tracciandone i dati salienti, è fondamentale.
Trasparenza e qualità, ma anche una struttura di distribuzione e organizzazione puntuale. La cura degli aspetti logistici rientra negli aspetti da seguire con la massima attenzione per la buona riuscita commerciale. Assicurandosi una movimentazione rapida dei prodotti, tempi di consegna adeguati a mantenere inalterate le caratteristiche qualitative dei prodotti, una gestione efficiente e razionale del magazzino.
Soluzioni gestionali e strategie di marketing
Enter Software lavora da anni con aziende del settore, fornendo consulenza e servizi informatici. In particolare, ha sviluppato soluzioni gestionali specifiche per il settore agroalimentare, in grado di organizzare razionalmente le fasi di pianificazione e controllo delle supply chain.
I sistemi ERP sviluppati sono modulari e scalabili, perciò adatti alla gestione di catene di diversa estensione. In tutti i casi, garantiscono il completo tracciamento di materiali e processi, l’efficientamento della logistica interna ed esterna, il monitoraggio capillare dei processi produttivi.
Un vantaggio di questi sistemi, per le aziende a filiera corta, è l’integrazione tra le funzioni dell’ERP e quelle di un ecommerce proprietario o un marketplace di terze parti. Così da gestire in modo intelligente magazzino fisico e virtuale, velocizzare le procedure di vendita diretta e indiretta, aumentare l’efficienza della catena distributiva. Un plus da far valere proprio con produzioni più legate al territorio, spesso penalizzate da sistemi commerciali poco performanti.
Alla produzione di sistemi informatici complessi Enter affianca anche attività di consulenza strategica che contemplano strategie di marketing e posizionamento del prodotto. In questo ambito, va citato il lavoro svolto per conto di Nostera, azienda che si occupa proprio del commercio e della valorizzazione di produzioni di qualità.
Per loro abbiamo curato non solo la migrazione al nostro sistema ERP, ma anche la fase di integrazione del gestionale con l’ecommerce aziendale e la promozione delle offerte attraverso un piano oculato di posizionamento in chiave SEO e SEM e di definizione di contenuti strategici.
Vedi anche:
Le soluzioni Enter per l’integrazione gestionale ecommerce
Strategie di marketing per ecommerce alimentare: case study Nostera