Approvato a fine febbraio 2020, il ddl sulla tutela delle produzioni agroalimentari introduce il reato di agropirateria e, in generale, indica che un maggior controllo della filiera produttiva migliora la salute dei consumatori e il lavoro delle molte aziende oneste. Vediamo come.

Ci sono importanti novità per il settore agroalimentare italiano: nuove norme per tutelare consumatori e addetti ai lavori contro etichette ingannevoli, contraffazioni e concorrenza sleale. In particolare, con il reato di agropirateria si vogliono colpire gli interessi della criminalità organizzata, che è da tempo molto attiva nel settore e in alcune aree condiziona pesantemente la produzione.

Le nuove norme evidenziano ancora una volta l’importanza di seguire tutte le fasi della filiera alimentare per garantire la conformità del prodotto agli standard sanitari, legislativi e qualitativi. Un processo laborioso e sicuramente non a costo zero per chi ha un’azienda agricola o si occupa delle fasi di trasformazione, ma che comporta notevoli vantaggi.

Almeno nelle intenzioni, infatti, le nuove norme vanno a proteggere gli imprenditori virtuosi e a favorire una competizione più sana. Nel mercato attuale, corse al ribasso e leggi poco chiare hanno finora spesso avvantaggiato i più furbi quando non proprio i criminali, in diversi casi con gravi rischi per la salute collettiva.

Una legislazione più stringente è allora anche un’opportunità per chi opera nell’agroalimentare. Garantire la qualità dei propri prodotti serve a rassicurare i consumatori e posizionarsi meglio sul mercato. Questo vale in particolare per chi vende all’estero, dove potersi certificare come genuinamente made in Italy è un vantaggio competitivo non indifferente.


SOMMARIO

Dalla proposta Caselli al disegno di legge

Il testo del nuovo ddl, approvato a fine febbraio 2020, non è una novità. La bozza del disegno di legge risale infatti addirittura al 2015, quando fu istituita una Commissione per studiare una riforma dei reati in materia agroalimentare. La commissione, presieduta da Giancarlo Caselli, consegnò all’allora ministro Orlando le sue conclusioni a ottobre e, a febbraio 2016, depositò un proprio disegno di legge.

Il nuovo disegno di legge ha dunque avuto una lunga gestazione. Nel frattempo, la situazione dell’agroalimentare italiano non è cambiata molto. Si è sicuramente ottenuto un maggiore controllo sulla produzione, cercando in primo luogo di tutelare i consumatori. Meno efficace è stato, invece, il monitoraggio delle aziende, e quindi la verifica delle condizioni di lavoro e di produzione.

Una parte importante della riforma si concentra allora sull’agropirateria. Nel food&beverage operano da tempo vere associazioni a delinquere, spesso di stampo mafioso, e le nuove norme intendono sanzionarle molto più duramente. Dal furto di terreni coltivabili al caporalato, all’intimidazione della concorrenza, le agromafie possono condizionare tutta la filiera produttiva, e si cerca di fermarle contestando reati più gravi che in passato.

Per saperne di più: Il 6° rapporto sui crimini agroalimentari in Italia (2019)
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Sicurezza alimentare e tutela del made in Italy

La riforma Caselli si muove dunque su un duplice binario: contrasto della concorrenza sleale e tutela della salute. Non va dimenticato che, oltre a dopare il mercato e ostacolarne il normale andamento, le operazioni di agro pirateria sono un rischio importante per la salute dei consumatori.

La sicurezza alimentare è quindi tra i principali obiettivi del disegno di legge, e passa sicuramente per il controllo delle certificazioni e delle etichette. La presenza di allergeni o additivi, l’indicazione dell’origine del prodotto e delle lavorazioni subite, sono alcuni esempi di informazioni di garanzia che tutti gli operatori del settore sono tenuti a fornire. Oltre a quello di agropirateria, poi, viene istituito anche il reato di disastro sanitario, nei casi più gravi in cui i produttori attentino colposamente o consciamente alla salute dei consumatori.

Dall’altra parte c’è la tutela dei marchi. È un discorso che vale non solo per le certificazioni di origine protetta e i prodotti tipici. I controlli sulle etichette IGP, DOC e DOCG si rendono necessari soprattutto per il mercato export, dove prolifera il cosiddetto italian sounding food. Controlli più stringenti vanno bene però anche per il mercato interno, dove per esempio sulle etichette di olio di oliva si gioca spesso sulla confusione tra produzione e lavorazione autoctona.
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Reati agroalimentari: sofisticazioni, adulterazioni, contraffazioni

Se, dunque, l’agropirateria è un fenomeno marcatamente criminale e come tale viene affrontato, più complicato è il discorso per i vari furbetti che provano ad approfittare di ambiguità normative per operazioni sul filo della legalità.

Il fenomeno italian sounding food, da questo punto di vista, è esemplare. Chi produce Parmesan o Mortidella, infatti, in molti casi non infrange alcuna legge: semplicemente, per vendere sfrutta l’assonanza del nome con quello dei più titolati prodotti agroalimentari nostrani.

In Italia, certo, è molto più difficile affermarsi in questo modo, ma le variabili sono comunque molte e, allo stesso modo, difficili da sanzionare. Parlando di frodi alimentari, è utile allora distinguere tra sofisticazione, adulterazione e contraffazione.

  1. Con sofisticazione intendiamo l’aggiunta di sostanze estranee all’alimento originale, così da simularne determinate caratteristiche. Si fa spesso, per esempio, utilizzando agenti sbiancanti per rendere più appetibili le mozzarelle o altri coloranti per simulare la freschezza del pesce.
  2. Per adulterazione si intende invece l’alterazione dell’essenza stessa del prodotto alimentare, con inserimento di alcuni agenti o sottrazione di altri. In molti casi, interventi di adulterazione sconfinano dalla frode commerciale a quella sanitaria, perché possono mettere a rischio la salute dei consumatori. Il caso di scuola, purtroppo, è quello del vino adulterato con metanolo, che negli anni ’80 fece diverse vittime.
  3. Infine, la contraffazione è un fenomeno più classico di agropirateria e concorrenza sleale: insomma, il prodotto “taroccato”. Esempi …tipici sono quelli dei prodotti marchiati IGP e che invece hanno altra provenienza, o degli oli di semi spacciati come extravergine. Nel settore ittico, invece, molto diffusa purtroppo è la contraffazione di alcune varietà di pesce, che porta per esempio a commerciare verdesche o smerigli spacciandoli per pesce spada.

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Materie prime, informazioni nutrizionali e altro: cosa indicare in etichetta

Il nuovo ddl prova dunque a tenere insieme le due cose: tutela del consumatore e del produttore, applicando norme più severe e controlli più stringenti sugli alimenti in vendita ma anche sulle modalità di produzione e di lavorazione degli stessi.

Dalle materie prime al prodotto finito, si cerca allora di controllare tutta la filiera con maggiore impegno e strumenti più sofisticati. In questo senso il reato di frode può essere applicato non solo nella fase di distribuzione dell’alimento, ma anche in quella di lavorazione, per esempio qualora vengano impiegate sostanze diverse da quelle indicate.

L’obiettivo finale: estendere il range di controlli cui vengono sottoposti prodotti a marchio IGP anche agli altri alimenti. All’azione delle autorità preposte si dovrà poi sicuramente affiancare lo sforzo delle aziende nel rendere tutte le informazioni fruibili ai consumatori finali. In altre parole, riuscire a mettere in etichetta dati affidabili e realmente certificati circa le materie prime impiegate e il tipo di lavorazioni effettuate.

Etichette che sono quindi la vera carta d’identità del prodotto in vendita. Sfruttando le tecnologie di etichettatura smart, già oggi si possono trasferire sul tag molte informazioni utili: dai valori nutrizionali dell’alimento alla sua stessa storia. Lo hanno fatto diversi operatori della GDO, per esempio Coop con le sue uova: etichette da scansionare con lo smartphone per visualizzare tutti i dettagli circa gli stabilimenti di produzione, le fasi di lavorazione ecc.

Il sistema, basato su blockchain, messo a punto dalla francese Connecting Food per tracciare gli alimenti e utilizzato da Coop per alcuni suoi prodotti
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La tutela dei prodotti alimentari e la questione della tracciabilità

Anche le nuove norme pongono in sostanza l’accento sull’importanza della tracciabilità della filiera agroalimentare. La tutela dei prodotti e delle aziende del settore si fa meglio quando è possibile seguire in dettaglio tutte le fasi della supply chain a partire almeno dal Tier II, quindi dalla fornitura di materie prime.

Il disegno di legge, mettendo sotto la lente di ingrandimento anche le fasi a monte della filiera, sottolinea quindi l’importanza di una trasmissione costante ed efficace delle informazioni tra tutti i soggetti coinvolti.

La rintracciabilità del prodotto finito si ottiene infatti quando tutte le operazioni che lo hanno portato sullo scaffale o in tavola sono chiaramente tracciabili. Per le aziende, ciò significa dotarsi di strumenti di gestione che garantiscano simile livello di controllo. Programmi mediante i quali archiviare i dati sulle materie prime e trasmetterli lungo la filiera fino ad arrivare all’etichetta.
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Proteggersi dai prodotti contraffatti con una filiera garantita

I provvedimenti inclusi nel ddl, dunque, sono un buon incentivo a sviluppare un sistema di filiera garantita e completamente tracciabile per l’agroalimentare. Per raggiungere lo scopo tornano sicuramente utili software gestionali come quelli di Enterprise Resource Planning.

Una filiera garantita è la migliore protezione contro le contraffazioni, specie se le garanzie vengono fornite sfruttando tecnologie promettenti come la blockchain. In ogni caso, gli operatori del settore hanno da oggi indicazioni più precise sul come comportarsi e norme più severe di controllo.

Adeguarsi alla normativa conviene, per altri versi, anche sul versante propriamente commerciale. Garanzie su origine e sistemi di lavorazione dei propri prodotti sono infatti quanto richiesto da un numero crescente di consumatori, sia per esigenze di salute (si pensi a tutti i soggetti allergici in qualche misura) sia per rinnovato interesse verso prodotti tipici ed eccellenze agroalimentari. C’è dunque, nelle nuove norme, anche un’indicazione di metodo e un’opportunità da cogliere per gli operatori del settore.

Vedi anche: Come contrastare a livello gestionale italian sounding food e agropirateria |
Tracciabilità delle materie prime e dei prodotti finiti: strumenti e procedure
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