Quanto pesa la contraffazione nell’economia globale e come difendersi? È una questione che interessa noi consumatori ma pesa anche sulle decisioni dei produttori.

Sempre più spesso, reati di contraffazione investono l’ambito B2B. In parte come conseguenza dell’estendersi delle catene di approvvigionamento. Un fenomeno grazie al quale ci si può rifornire sul mercato internazionale a costi ridotti. Una pratica, al tempo stesso, che rende complicato il controllo dei beni scambiati.

Frodi e contraffazioni crescono, in ambito B2B e B2C, insieme alla diffusione del commercio online. In ambito business, molti operatori (il 93% secondo alcuni studi) acquistano ormai su piccoli e grandi portali. Anche qui, si abbattono i costi ma si moltiplicano i rischi.

Fortunatamente, però, c’è molto che si può fare oggi per tutelare la proprietà intellettuale propria e altrui. In particolare, le tecnologie digitali offrono sistemi efficienti per controllare la qualità e l’origine dei beni scambiati. Soluzioni hardware e software per garantire integrità e originalità dei prodotti, che risultano tanto più utili quanto meglio integrate in una piattaforma di gestione aperta.

Proviamo di seguito a fare un quadro della situazione e delle soluzioni a disposizione.

SOMMARIO

Dove colpisce di più la contraffazione

Quando si pensa ai prodotti contraffatti, di solito vengono in mente disegni o modelli di capi di moda, oppure gadget elettronici. La realtà del fenomeno è invece ben diversa e la sua ampiezza maggiore. Secondo il Report 2021 dell’EUIPO

“la contraffazione e la pirateria minacciano un gran numero di settori. Si possono trovare falsi tra diversi tipi di prodotti, tra cui prodotti di consumo comuni (abbigliamento, calzature), prodotti per le imprese (parti di ricambio, pesticidi), nonché articoli di lusso (abbigliamento di moda, orologi lussuosi)” [Global Trade in Fakes, OECD/EUIPO 2021].

Quando entrano in circolo in un processo produttivo, i falsi possono provocare danni a diversi livelli. Naturalmente sulla reputazione dell’azienda, che otterrà prodotti peggiori e, verosimilmente, riscontri negativi. Poi sull’efficienza dei suoi processi produttivi, per le complicazioni e i guasti che si possono verificare. Infine, sulla salute degli addetti e dei consumatori finali, perché i falsi non si adeguano alle norme di sicurezza e tutela della salute.

Eppure, merci contraffatte o in altro modo inadeguate possono essere molto complicate da identificare. Le relazioni commerciali in ottica business sono generalmente improntate sul lungo periodo, per questo è interesse del fornitore garantire sulla qualità di ciò che vende. In alcune situazioni, però, il quadro sfuma.
In particolare quando si segue una logica di massimo ribasso, possono venire meno garanzie e certificazioni di solito prerequisito di una contrattazione.

Nei marketplace online, poi, chi deve esercitare il controllo? Gli empori agiscono da semplice punto di scambio, o hanno (parte di) responsabilità su ciò che viene venduto?
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Contraffazione alimentare e frodi

Un settore particolarmente a rischio, in tema di falsi e contraffazione, è il food&beverage. L’Italia, poi, che punta molto sull’export delle eccellenze enogastronomiche Made in Italy, accusa sicuramente di più il problema.

In questo ambito le criticità investono più la commercializzazione e la vendita. All’estero, allora, diventa difficile imporre la propria autorità rispetto a imitazioni fedeli delle nostre denominazioni di origine. Che, del resto, non sempre sono falsi veri e propri: un fenomeno più complesso, al limite tra legale e illegale, è per esempio il più volte citato Italian sounding food.

Prodotti similari, che “suonano” italiani ma sono chiaramente distinguibili dagli originali, almeno a un occhio esperto. Eppure, la convenienza del prezzo e l’appeal del prodotto cui si richiamano sono comunque un forte incentivo all’acquisto. E configurano una forma di concorrenza sleale difficile da contrastare.

La contraffazione alimentare, del resto, colpisce anche il settore B2B. Basti pensare a chi lavora o commercializza sughi, piatti pronti o altri prodotti lavorati. In questi casi il rispetto delle ricette e degli ingredienti previsti non è sempre garantito. Uno studio di qualche anno fa stimava che un decimo di tutti gli alimenti acquistati in Occidente contenessero ingredienti diversi da quelli riportati in etichetta.

Vedi anche: Come contrastare a livello gestionale italian sounding food e agropirateria
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Strumenti digitali: liste fornitori e controlli qualità

In fase di approvvigionamento, i controlli iniziano a monte. Selezionare i fornitori è il primo passo, ed è un’operazione che devono fare non solo le aziende coinvolte. Per gli acquisti online, questa è infatti una responsabilità in capo anche ai gestori dei portali commerciali.

È un processo che in qualche modo anche i grandi empori online stanno iniziando ad attuare. Per esempio, gli accordi tra Alibaba e il Mipaaf prevedono che il gigante dell’ecommerce cinese si impegni più attivamente nella lotta alla contraffazione, alimentare e non, a livello B2C e B2C. Le contromisure includono la rimozione delle inserzioni relative a prodotti fake.

Per le singole aziende, il digitale offre validi strumenti per fare selezione attiva. Per esempio nell’organizzazione del portale fornitori, settando regole di accesso che richiedano per registrarsi determinate certificazioni o altri tratti distintivi. La piattaforma può così fare uno screening automatico dei supplier qualificati per la fornitura di determinate merci.

Ancora, prevedere sulla propria applicazione di gestione aziendale una vendor list dettagliata può essere un modo per migliorare la “selezione all’ingresso” delle proprie catene di approvvigionamento.

La fase successiva è quella del controllo delle merci in ingresso, e anche in questo caso le tecnologie digitali aiutano. Con procedure automatizzate per la verifica e l’esecuzione dei cicli di collaudo, che snelliscono la fase di accettazione delle merci tenendo però elevata la qualità dei controlli. Ciò consente di gestire meglio eventuali non conformità o disallineamenti dei prodotti ricevuti rispetto a quanto concordato.

Vedi anche: Vendor rating: un modello di valutazione fornitori
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Strumenti digitali: tracciamento di merci e processi

Il tracciamento delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti è un’altra chiave di volta, forse la principale, per difendersi dalle contraffazioni. Permette di risalire con precisione a tutte le informazioni rilevanti per stabilire cosa è stato impiegato, e come, in un processo di produzione. In questo modo, aumenta la trasparenza della supply chain e offre dati concreti per verificare merci e processi.

Il tracciamento si realizza tipicamente con strumenti di etichettatura, dai semplici barcode a sistemi più complessi di smart tagging. È un sistema che porta benefici su tutti gli anelli della catena di distribuzione:

  • in fase di accettazione della merce, gli operatori ricavano dall’etichetta dati attendibili su origine e altri segni distintivi. In questo modo i controlli diventano più rapidi;
  • durante la lavorazione, i barcode permettono di seguire il percorso di una merce e tracciarne i movimenti. In questo modo si possono identificare anche i cambi di stato e le lavorazioni eseguite;
  • all’atto del confezionamento e della spedizione, l’etichetta finale genera l’identikit del prodotto finito a partire dai dati raccolti lungo tutto il percorso. In questo modo offre più garanzie al cliente finale.

Tecnologie evolute come la blockchain possono ulteriormente rinforzare l’affidabilità dei dati trasmessi, certificandone la veridicità. Un altro modo per evitare il rischio di contraffazione e frode, per chi vende come per chi acquista.

Vedi anche: Come gestire l’etichettatura nelle produzioni alimentari
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Modalità: interscambio e analisi dei dati

Il sistema di tracciamento sopra descritto, per essere efficace, deve essere trasmesso lungo tutta la supply chain. I moderni sistemi di gestione aziendale permettono di farlo.
La supply chain moderna è un sistema aperto, in cui operano più soggetti. Fornitori, produttori, distributori, clienti finali: per garantire sulla qualità dei prodotti e tutelare dai rischi di contraffazione, i dati devono essere scambiati in modo rapido ed efficiente.

Un data flow efficiente si ottiene allora con strumenti di gestione ad elevato tasso di compatibilità e integrazione:

  1. compatibilità per poter leggere i dati in più formati, scambiati tra operatori che spesso si trovano a continenti di distanza;
  2. integrazione per evitare data loss e problemi di traduzione nel passaggio da una piattaforma gestionale a un’altra. E questo tanto all’interno della singola azienda quanto nel rapporto con gli interlocutori esterni.

“Con un vero zoo di software di gestione supply chain e logistica, la sfida è: come può un’azienda collegare in modo strategico ed efficace tutte le informazioni trasmesse lungo la supply chain in modo da rimanere comunque agile?” [Jessica Thiele, OMNI]

I moderni software di gestione aziendale devono allora essere capaci di interagire tra loro, in maniera fluida e rapida. Solo in questo modo è possibile creare un ecosistema davvero efficiente, in cui le misure di controllo siano effettive, le verifiche tempestive e le operazioni sempre rintracciabili.

Un modello di supply chain aperto, gestito da piattaforme informatiche duttili e ben integrate tra loro, rappresenta allora una soluzione efficace per difendersi da contraffazioni e frodi.

Vedi anche: La supply chain per aumentare la competitività della tua azienda: tencologie e strategie
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Soluzioni: gestionali integrati per il controllo dei processi aziendali

Tecnologia digitale e integrazione gestionale sono dunque due elementi vincenti per difendersi dalle contraffazioni. I controlli sull’autenticità delle merci, infatti, funzionano meglio se eseguiti con strumenti digitali, mettendo in comunicazione tutti i soggetti coinvolti nella filiera di distribuzione.

La digitalizzazione dei processi di controllo permette, tra le altre cose, di automatizzarne diverse fasi. In molti casi, si può impedire l’ingresso stesso di un prodotto contraffatto nella catena di approvvigionamento, rilevando automaticamente le non conformità. In altri, il controllo interviene ancora più a monte, con la selezione dei fornitori.

Al netto delle singole soluzioni da adottare, poi, l’elemento vincente è la loro integrazione in un sistema coeso, come avviene nei moderni sistemi di gestione aziendale. Software di tipo ERP rendono più semplice il rilevamento, il tracciamento e l’accesso ai dati lungo la supply chain. Inoltre, agevolano l’esecuzione dei controlli e delle altre operazioni di verifica, in molti casi lavorando in autonomia e liberando così gli operatori dalla necessità della verifica manuale. Attività, quest’ultima, a più elevato rischio di errore pure al netto delle competenze e delle capacità di chi la svolge.

Enter Software offre, con i propri gestionali, una soluzione completa per gestire tutte le fasi della supply chain in maniera più agile, automatizzata e a misura del proprio settore. Strumenti completi e flessibili, in grado di seguire tutte le tappe nel percorso delle merci, controllando informazioni e processi mediante procedure in larga parte automatizzate.

Dal tracciamento al livello di singolo lotto di produzione all’automazione dei controlli qualità. Soprattutto, con una efficiente trasmissione delle informazioni lungo la filiera, dal tag sulla materia prima al dato sull’etichetta finale. Un sistema, insomma, che costituisce forse la migliore arma per verificare la qualità di ciò che si acquista, assicurare la bontà di ciò che si produce.

E difendersi dalle contraffazioni.

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