Tracciabilità delle materie prime e dei prodotti: un tema cruciale per tutte le aziende. Oggi, etichette evolute e software avanzati permettono una gestione più affidabile di questi processi. Di seguito un rapido excursus, lungo la supply chain, verso l’etichetta finale e viceversa.


SOMMARIO

Codice a barre, QR code, RFID

Identificare correttamente merci e processi è un obiettivo di lunga data. Negli anni, sono stati messi a punto sistemi via via più sofisticati per ottenere questo risultato, ciascuno con pro e contro. Facciamo un breve riepilogo.

  • Il barcode, il codice a barre, negli Stati Uniti viene adottato nel commercio nei primi anni ’70. Un sistema semplice evolutosi negli anni: indica tra l’altro provenienza, produttore e tipologia di prodotto. Facili da leggere con uno scanner, economici da realizzare, i barcode offrono però un set limitato di dati.
  • I QR codes sono un’implementazione più o meno recente. Si parla per questi elementi di codici a barre bidimensionali, 2D: il classico quadratino leggibile via smartphone. La quantità di dati contenuti è maggiore, maggiore la duttilità: si crea una vera carta d’identità digitale, rappresentabile in forme diverse. Ancora più semplici da generare, i codici sono però manipolabili: succede con molti generatori di QR code accessibili online.
  • L’RFID è un’ulteriore evoluzione del sistema, anche se è in circolazione almeno dagli anni ‘90. Qui la merce viene taggata con un chip e una microantenna: i dati vengono poi scambiati tramite impulsi radio. Diffuso in logistica, questo sistema ha oggi grandi potenzialità: più sofisticato, può essere criptato e protetto da password. Anche qui, però, la veridicità dei dati trasmessi non è garantita se il processo di produzione a monte non lo è.

Dal barcode al tag RFID c’è un “salto” tecnologico, ma poi ogni sistema resta più adatto degli altri in certe situazioni. In tutti i casi, comunque, i dati in etichetta possono non essere veritieri in mancanza di un sistema certo di tracciabilità.
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Tracciabilità delle materie prime, rintracciabilità dei prodotti

Quanto detto ci porta alla distinzione tra tracciabilità e rintracciabilità: in sintesi, la prima riguarda più il ciclo di produzione, la seconda il prodotto finito. Che cosa vuol dire? Immaginiamo un sistema a due vie: una procede lungo la supply chain verso la merce a scaffale, l’altra fa il percorso inverso. Per muoversi nei due versi, i dati devono essere immessi a ogni passaggio della catena di distribuzione. La tracciabilità delle materie prime è in questo senso il primo punto, cruciale. Identificare provenienza e composizione di una merce, del resto, spesso non basta: importante è anche capire trattamenti e lavorazioni subite. Solo in questo modo si riesce a garantire una vera rintracciabilità al prodotto finito.

Conoscere i dettagli di ogni fase della catena di distribuzione è utile sia all’azienda sia agli acquirenti: perché?

  • Per un’azienda, tracciare meglio la supply chain permette di gestirla in modo più efficace. Elaborando i dati con un software evoluto, di tipo MES (ne parliamo qui) si capiscono meglio costi e margini di profitto. Inoltre, in presenza di criticità sul prodotto finito, si riesce a individuare con precisione il problema. Invece di ritirare tutti gli esemplari, così, si identificano e richiamano solo i prodotti effettivamente difettosi.
  • Per gli utenti finali, una scheda dettagliata del prodotto orienta la scelta, e non solo. Sistemi di etichettatura evoluti permettono esperienze di acquisto più rapide: in prospettiva, il modello AmazonGo. D’altra parte, un’etichetta affidabile aumenta la reputazione del marchio, rende più appetibili i suoi prodotti, costruisce fiducia.

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Sistemi di gestione opachi

Affidabilità e certificazione delle etichette: un tema reso urgente dalla questione della contraffazione. Molte aziende, infatti, adottano ancora procedure poco efficaci per tracciare prodotti e processi. Si tratta a volte di scelte di tipo economico: il modello in uso è già rodato e costa troppo aggiornarlo. In altri casi, però, c’è vera malafede.

Capita spesso con il Made in Italy, marchio prestigioso usato spesso a sproposito grazie appunto a sistemi opachi di tracciabilità delle materie prime e dei processi. Olio 100% italiano realizzato invece con miscele di vari Paesi, scarpe “vero cuoio italiano” di dubbia provenienza, vestiti di cotone che non è cotone e così via. Alcuni dati… certificati in materia possono essere ricavati da questo documento stilato da Guardia di Finanza e Senato della Repubblica.

Sistemi di gestione opachi stanno dietro anche al fenomeno dell’Italian Sounding Food (ne parleremo prossimamente). Si parla qui dei prodotti alimentari fatti all’estero con nomi che richiamano tipicità del Belpaese. Il parmesan, la mortadela etc., insomma, alimenti che di italiano hanno a malapena il nome. Pure, queste merci attraggono il consumatore meno avvertito grazie appunto a un sistema di etichettatura ambiguo.

Comuni le contraffazioni pure nel sistema moda, in particolare nell’ambito del cosiddetto fast fashion, la moda usa-e-getta. Qui spesso le etichette riportano dati non corretti e ne nascondono altri, grazie a una gestione “allegra” del labeling. Se ne parla anche qui.

Tracciabilità dei prodotti: contraffazione del Made in italy

Il Parmigiano, tra i prodotti made in Italy a più alto rischio contraffazione

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Regolamenti, normative, certificazioni

Il problema riguarda anche la difficoltà di eseguire controlli di qualità capillari. Per essere commercializzate, le merci devono sottostare a diverse norme, che indicano cosa riportare in etichetta. Composizione chimica, rischio ambientale, scadenza o decadimento, trattamento, smaltimento e così via. Oltre a norme e prescrizioni, esistono poi le certificazioni. Una generale per la qualità è la ISO9001, poi ce ne sono altre specifiche per ogni settore. Nel comparto agroalimentare c’è la ISO22000, che misura e valida sicurezza e affidabilità degli alimenti.

Il sistema di regolamenti, norme e certificazioni individua insomma le informazioni che formano la “bolla di accompagno” delle merci. Poi, però, certi regolamenti sono validi solo in alcuni Paesi, alcune norme ne contraddicono altre e molte certificazioni sono su base volontaria. Insomma, districarsi in questo groviglio è spesso difficile, e non ottemperare alle prescrizioni relativamente facile. Meglio convincersi dei vantaggi legati all’adozione di un corretto sistema di tracciabilità delle materie prime e dei processi.

  • In primis, come si è detto, la cosiddetta brand reputation. Un sistema certificato, affidabile e verificabile di produzione mette in etichetta dati corretti, aumentando la fiducia dei consumatori.
  • Il vantaggio economico vero e proprio. La mappatura scrupolosa di merci e processi consente di gestire meglio l’azienda, tagliare sprechi e riallocare risorse.
  • Un plus più propriamente organizzativo. Un sistema efficiente di tracciabilità permette procedure più snelle, comunicazioni più rapide, report più dettagliati.

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Gestione della catena di distribuzione e blockchain

Abbiamo finora visto l’evoluzione degli standard per l’identificazione delle merci e valutato le opportunità che da ciò possono derivare, “dal produttore al consumatore”. Ma come si può concretamente gestire in modo smart la catena di distribuzione? La parola magica in questo campo è blockchain. Sempre più aziende, infatti, scelgono di affidarsi a questa tecnologia di disintermediazione e certificazione nei propri processi. In sostanza, una blockchain permette di costruire un registro univoco in cui inserire dati su un processo o un prodotto.

Tracciabilità delle materie prime e non solo: per ogni passaggio della supply chain, infatti, si inseriscono in blockchain i dati relativi. Un processo che diventa più rapido ed efficace, soprattutto più sicuro. I dati archiviati in questo modo non possono essere alterati, e vengono condivisi tra tutti i partecipanti. I vantaggi e le possibili applicazioni sono già molteplici, in vari settori. Un caso interessante di produzione di sistemi basati su blockchain è quello sviluppato dall’italiana TrustedChain®.

Per sfruttare appieno questa tecnologia, del resto, occorre una gestione evoluta della catena di distribuzione. Un MES avanzato può integrarsi efficacemente con la tecnologia blockchain, e a sua volta collegarsi a un software ERP (Enterprise Resource Planning). Si ottiene così una struttura gestionale completa ed efficiente, che può monitorare non solo i processi interni, ma anche quelli di filiera. MES ed ERP, il primo al livello di produzione, l’altro al livello di pianificazione, permettono dunque un’analisi produttiva dell’imponente mole di dati a disposizione. Ottimizzazione delle risorse, risoluzione tempestiva delle criticità, gestione in tempo reale dei rifornimenti e delle spedizioni sono alcuni dei vantaggi che ne derivano.

Collegando in rete tutti i soggetti coinvolti, e includendoli nella blockchain, si ottiene un modello circolare di condivisione delle informazioni. Ancora a proposito di tracciabilità delle materie prime: l’azienda verifica sul momento le disponibilità del fornitore, le condizioni e i tempi di spedizione. Allo stesso modo, di un prodotto in lavorazione si possono conoscere i trattamenti già eseguiti e le condizioni attuali, e così via. Ancora una volta, la novità non è tanto la disponibilità di tali informazioni, quanto la velocità e affidabilità del processo.
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Esempi virtuosi

Come detto, molte aziende hanno già implementato sistemi evoluti di tracciabilità, in molti casi basati su blockchain. Tra i casi più noti ci sono Toyota e diversi attori della grande distribuzione. Per questi ultimi, per esempio Walmart o Carrefour, i processi coinvolgono direttamente il consumatore finale. Alcune etichette Carrefour certificano infatti via blockchain origine, alimentazione, trattamenti, fasi di lavorazione delle carni in vendita. Maggiori dettagli sulla strategia della catena francese sono qui. Analogo il discorso per diversi altri marchi del settore agroalimentare (tra cui Barilla e Perugina).

In tutti questi casi le etichette sono il punto di arrivo di un processo di produzione evoluto: come tali, riescono a fornire dati certi e controllabili. Un sistema che può forse portare a un information overload per l’utente finale, una mole eccessiva di informazioni, ma che ha vantaggi innegabili. Studi recenti mostrano infatti che molti consumatori non si fidano di quello che leggono sulle etichette. Sistemi del tipo sopra descritto possono allora aumentare la fiducia, oltre a rendere più efficace l’attività di un’azienda.

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Vedi anche: La supply chain per aumentare la competitività della tua azienda: tecnologie e strategie | MES software: cos’è e come funziona il manufacturing execution system | Sistema ERP industria alimentare: come usarlo per migliorare logistica e gestione magazzino | 5 dei più grandi problemi della Supply Chain nell’industria alimentare