Una forza lavoro di qualità è alla base di ogni impresa di successo. Competenze adeguate e, soprattutto, la capacità di metterle in gioco per contribuire al risultato fissato fanno sempre la differenza.

Questa forza lavoro sarà composta nei prossimi anni dai giovani della generazione Z. Vale la pena, allora, capire chi sono, cosa li distingue e che rapporto hanno con il lavoro. Punti di forza e punti deboli, aspettative e aspirazioni professionali.

I neolaureati di oggi, come chi sta ancora completando il percorso scolastico, hanno un enorme potenziale. In particolare nel momento in cui interi settori produttivi stanno attraversando una importante fase di transizione e trasformazione. Al tempo stesso però hanno le proprie esigenze e predilezioni, in tema di ambiente di lavoro, identità aziendale e rapporto lavoro-vita privata.

Di questo sentiment diffuso i loro datori di lavoro devono tenere conto. Almeno se vogliono attrarre personale capace di crescere e far crescere la propria azienda

SOMMARIO

Gen Z: un identikit

Come categoria sociologica, la generazione Z comprende i nati tra il 1995 e la prima decade del 2000. I limiti esatti variano un po’, in particolare c’è chi chiude l’arco temporale al 2005 e chi arriva invece fino al 2010 o più tardi. Si tratta in ogni caso di una generazione oggi vicina al completamento del ciclo scolastico e alle prime esperienze nel mondo del lavoro.

Osservatori specializzati come Beunsocial ci aiutano a capire qualcosa in più. Naturalmente a grandi linee e con un buon grado di astrazione. Comunque sia, emergono alcuni importanti tratti comuni, che riguardano il rapporto con la tecnologia, lo studio e il lavoro.

Il rapporto con il digitale, prima di tutto. La Z è la vera generazione dei nativi digitali. Che hanno un approccio però disincantato: gli studi in materia ci dicono, per esempio, che preferiscono fare acquisti in negozio più che online, e sono selettivi nella frequentazione dei social network.

A grandi linee, questa è una generazione phygital: per chi ne fa parte, la distinzione tra online e offline è molto sfumata se non inesistente.

Studio e lavoro, poi. Chi è nato dopo il 1995 ha già vissuto due gravi crisi economiche e una diffusa instabilità. In particolare nel mondo del lavoro. Per i ventenni di oggi allora la formazione scolastica è un’opportunità, ma non l’unica. Molti loro coetanei hanno in effetti avuto successo seguendo percorsi meno ortodossi e più creativi: come YouTubers o influencers, alla guida di una start-up e in altre maniere.
SU

Millennials e generazione Z

Cosa distingue i nuovi lavoratori da chi li ha preceduti? Che differenze ci sono tra la generazione Z e la generazione Y, quella dei millennials? A grandi linee, il cambiamento riguarda l’approccio.

Secondo alcuni dati pubblicati da Jobtech le differenze tra generazione Y e Z allora si notano sulle soft skills. L’approccio dei millennials è più metodico ed empatico, quello della generazione successiva più creativo e individualista. C’entrano certo le differenze anagrafiche e, forse, la maggiore maturità di chi oggi ha più di 30 anni, ma non solo.

Per altri versi, la generazione Y ha centralizzato alcune battaglie poi riprese e ulteriormente enfatizzate dalla gen Z: la lotta ai cambiamenti climatici, l’inclusione e il rispetto delle differenze, la responsabilità sociale delle aziende.

Insomma, i millennials, nati tra il 1980 e il 1994, formatisi tra il boom di Internet e la caduta di muri, dazi e ostacoli alla circolazione di merci, conoscenze e persone, sono molto simili ai post millennials. Questi ultimi, però, sembrano avere un atteggiamento più pragmatico e deciso rispetto ai loro fratelli maggiori.
SU

Il lavoro per i ventenni di oggi

Se questi sono i tratti distintivi della nuova generazione, cosa cambia per chi deve assumerli? Come, in sostanza, le aziende devono relazionarsi a questa nuova forza lavoro?

Le nuove generazioni sono sempre un valore aggiunto: motore di sviluppo e creatività, crescita ed efficientamento. Energie fresche e conoscenze aggiornate cui fanno da controcanto altri fattori: inesperienza, inserimento e adattamento ai ritmi e alle procedure aziendali, formazione specifica, alto tasso di turnover.

Insomma, per l’azienda neolaureati e primi occupati sono una sicura opportunità, e al tempo stesso un investimento di tempo e risorse da portare a buon fine. E per la gen Z, cosa rappresenta il lavoro in azienda?

Una ricerca Randstad ha esaminato i fattori chiave che chi cerca lavoro guarda in un’azienda. Le differenze principali tra la gen Z e le altre emergono nell’importanza che assegna ad alcuni di questi fattori. Per esempio:

  • visibilità del percorso di carriera (64%);
  • buona formazione (57%);
  • atmosfera di lavoro piacevole (70%);
  • contenuto di lavoro interessante (47%).

E poi, gli intervistati compresi nella fascia d’età 18-24 sembrano guardare ad altri due fattori: l’attenzione a diversità e inclusione (49%) e l’impegno [delle aziende] nel dare alla società qualcosa in cambio (44%).
SU

Le specializzazioni: lavoro in informatica e professioni creative

Insomma, i neoassunti cercano da un’azienda più di uno stipendio e un’occupazione stabile, e in diversi casi possono davvero scegliere. Nelle professioni a più elevata specializzazione, infatti, non è raro che la domanda superi l’offerta. Sono allora le aziende a dover rendersi appetibili ai lavoratori e non il contrario.

Una situazione del genere si presenta in diversi ambiti del lavoro informatico: le tecnologie digitali sono il cuore pulsante delle aziende del futuro, e i lavori nell’ICT sono molto richiesti. Molte aziende del settore fanno da sempre scouting negli istituti e nei centri di formazione, ma oggi devono trovare nuova forza di attrazione.

Come fare, allora, per attirare nuovi talenti e, soprattutto, convincerli a restare? Per i più giovani, infatti, la spinta a trovare nuove possibilità di carriera è molto forte, ed elevato per i datori di lavoro il rischio di formare un professionista capace per poi vederlo partire.

La strategia deve allora, in parte, prendere spunto da alcuni dati visti sinora. Per esempio offrire il giusto equilibrio tra vita privata e lavoro grazie a uno smart working oculato. O favorire il benessere del lavoratore, con attività di formazione ed extralavorative.

Per altri versi, la strategia deve puntare all’innovazione tecnologica. Se la generazione Z è phygital, si aspetta di lavorare con strumenti moderni e con un approccio smart. Nello stesso studio Randstad, in effetti, il 36% degli intervistati nella fascia d’età 18-24 considera l’utilizzo delle tecnologie più recenti un fattore chiave nella scelta del lavoro.

Vedi anche: Professioni ICT: come far incontrare offerta e domanda di lavoro
SU

Un ambiente di lavoro accogliente e smart: possibile?

Insomma, per un’azienda attrarre nuovi talenti è un investimento sicuro nel futuro. Richiede però tempo, risorse e un approccio coerente. Lo sforzo investe sia l’approccio effettivo al lavoro, sia alle forme della comunicazione dei suoi valori e della sua identità.

Non serve barare, qui: meglio piuttosto investire in un cambiamento di mentalità e approccio, se necessario. Molti studi ormai dimostrano come un ambiente di lavoro più agile sia anche più produttivo, e come la collaborazione decentrata, il lavoro a distanza o la creazione di team projects funzionino.

Sono modalità che sicuramente rientrano nelle aspettative professionali della generazione Z e che possono creare un ambiente di lavoro sano e produttivo.

Per altri versi, l’attenzione va messa anche nelle forme della comunicazione con le nuove generazioni. Anche il processo di recruiting deve tenere conto dei mutamenti di approccio. Allora, per esempio, si possono usare i social media in maniera coerente con la brand identity per intercettare i candidati. E, più in generale, offrire informazioni chiare e corrette sulle esigenze dell’azienda, il suo modus operandi, la sua offerta e la value proposition per il candidato.

Insomma, il rapporto della generazione Z con il lavoro è per diversi aspetti diverso da quello dei suoi predecessori: per le aziende, è importante allora adeguarsi. Ne hanno da guadagnare entrambe le parti.

Scopri di più: Mondo Enter: la nostra cultura aziendale e le opportunità di lavoro
SU