Una migliore gestione dei fornitori e una supply chain flessibile: come fare. Uno sguardo ad alcune buone pratiche per reagire in maniera appropriata a imprevisti e contingenze sfavorevoli.

SOMMARIO

Che cosa sta succedendo

Gli avvenimenti delle ultime settimane, legati prima alla diffusione del contagio da coronavirus in Cina, quindi alla sua estensione in tutto il mondo e, in particolare, in Italia, hanno già provocato conseguenze enormi.

Guardando all’economia, la chiusura forzata di uffici, aziende e intere aree del nostro Paese ha messo al centro dell’attenzione il tema del lavoro a distanza: smart working, telelavoro e altre modalità di lavoro da remoto grazie alle quali mantenere la normale produttività anche fuori dalle sedi aziendali.

Certamente, per il settore dei servizi quella del lavoro smart può essere una valida alternativa per mantenere la business continuity. D’altra parte, la situazione per il mondo manufatturiero è ben diversa.

Vedi anche: Perché fare smart working conviene comunque alle aziende 
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I problemi della filiera produttiva

Per assemblare un prodotto serve infatti un plant floor in cui operare, se si escludono eccezioni luminose di completa automazione industriale. Ancora, un ostacolo molto difficile da superare è quello legato all’interruzione delle forniture.

Il blocco produttivo della Cina prima, e in generale le difficoltà legate alla logistica, hanno messo in crisi la supply chain di molte aziende del comparto manufatturiero non solo italiano. In un certo senso, l’emergenza da coronavirus è il primo vero segnale di crisi del modello produttivo degli ultimi anni, che ha assegnato al gigante asiatico il ruolo di manifattura globale.

I disagi riguardano settori come l’automotive, l’elettronica e non solo: anche il comparto moda ha dovuto fare i conti con un forte rallentamento delle spedizioni di materie prime e semilavorati dalla Cina. Le conseguenze si vedono anche in distretti specializzati come quello toscano o, più vicino a noi, il comparto del tessile e calzaturiero marchigiano.
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La fine della produzione agile?

Gli avvenimenti delle ultime settimane sembrano dunque mettere in crisi un modello di gestione aziendale, quello legato all’industria 4.0, e in particolare al concetto di produzione agile.

Il modello del lean management, infatti, funziona sul presupposto di una continua connessione tra gli elementi della filiera produttiva, e della possibilità di movimentare merci e risorse in ogni momento e a costi contenuti.

Sono possibili su questi presupposti strategie molto convenienti dal punto di vista della gestione della supply chain: produzione on-demand, abbattimento delle scorte, outsourcing di servizi e catene di fornitura estese.

Il sistema entra però in crisi nel momento in cui eventi imprevisti complicano la gestione degli ordini e bloccano la circolazione di merci e risorse: ci si scopre allora particolarmente vulnerabili. Si rivalutano così pratiche da XX secolo come l’approvvigionamento delle materie prime o l’accentramento della produzione nella sede aziendale.

Vedi anche: Software per PMI 4.0: soluzioni gestionali per l’innovazione
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Controllare la supply chain in caso di emergenza

In realtà quanto sta avvenendo segnala anche un’opportunità, e che non è necessario tornare alla fabbrica fordista per tenersi al riparo dalle crisi globali. In effetti quanto sta accadendo è una delle molte incognite che una strategia oculata di gestione aziendale dovrebbe sempre considerare.

Se una lezione si può imparare allora da queste settimane è la necessità di una strategia complessiva di gestione della filiera produttiva, in grado di tenere conto degli scenari di rischio. In questa logica rientra anche il discorso dei fornitori.

Non serve infatti una emergenza globale per rendersi conto che affidarsi a un unico supplier, per quanto conveniente, non è molto prudente. Prevedere piani alternativi di reperimento delle risorse, siano esse materie prime, semilavorati o altri elementi importanti per la produzione, è un valore aggiunto importante per un’azienda.
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Il controllo del rischio nella filiera produttiva

Come in altri ambiti della gestione aziendale, anche per la supply chain si possono prevedere strategie legate al contenimento delle emergenze. Dei piani cioè che permettano di agire tempestivamente in situazioni di crisi, in modo da limitare i danni.

Un piano di risk management, relativamente alla filiera produttiva, dovrebbe allora prevedere diversi scenari legati ai singoli elementi della catena di distribuzione.

Non solo approvvigionamenti, ma anche logistica e produzione. Per tornare all’esperienza delle ultime settimane, per esempio, in alcuni settori (si pensi al famigerato caso delle mascherine) ci si è trovati di fronte a un’impennata della domanda che non si è riusciti a gestire.

In tutti questi ambiti, fondamentale è il monitoraggio in tempo reale e la buona comunicazione con i propri interlocutori. Conoscere per esempio la disponibilità delle materie prime, i tempi di lavorazione e spedizione attuali, così da prendere le giuste decisioni in situazioni impreviste.
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Buone pratiche di gestione fornitori

Entrando più nel dettaglio della gestione fornitori, a queste indicazioni di massima vanno affiancate azioni strategiche. Un buon piano aziendale deve prevedere diversi scenari di rischio e, per quanto riguarda la supply chain, avere cura di identificare e gestire le risorse in modo appropriato. Per esempio:

  • classificare gli approvvigionamenti in funzione della loro importanza strategica;
  • valutare le relazioni tra i diversi elementi della catena distributiva (es. tra un materiale e le modalità di spedizione);
  • sviluppare un portafoglio fornitori per garantire sempre approvvigionamenti alternativi;
  • tenere sotto controllo il magazzino e la disponibilità di scorte;
  • sviluppare piani di azione dettagliati per la gestione di emergenze (es. il blocco dei rifornimenti da un importatore).

Un buon piano strategico orientato intorno a queste buone pratiche potrà allora reggere meglio a situazioni di stress derivanti da congiunture negative. L’emergenza COVID-19 è un esempio eclatante di scenari che possono riproporsi anche in altro modo, per esempio per crisi finanziarie o altri eventi.
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Una supply chain flessibile grazie all’analisi dei dati

I piani di gestione del rischio devono essere in grado di creare una supply chain flessibile per la propria azienda. Invece di tornare al passato, allora, un’impresa moderna dovrebbe investire in strumenti avanzati di controllo e pianificazione.

Possono essere fondamentali, da questo punto di vista, software adeguati per l’analisi dei dati: programmi gestionali che riescano cioè a monitorare l’andamento di un’attività in concreto e dettagliatamente. Una corretta pianificazione aziendale, infatti, si basa sulla disponibilità di indicatori affidabili e aggiornati sulla filiera produttiva.

Analisi dei dati e controllo integrato: con il supporto di una valida strategia di pianificazione e controllo del rischio, questi due elementi permettono di agire tempestivamente e dare risposte appropriate a situazioni di crisi.

Vedi anche: La supply chain per aumentare la competitività della tua azienda: tecnologie e strategie 
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Gli strumenti utili di monitoraggio

Per riuscire ad avere un quadro d’insieme e al tempo stesso sufficiente dettaglio sui singoli elementi della filiera produttiva, uno strumento sicuramente molto utile è un gestionale di Enterprise Resource Planning.

Un software completo e modulare, che può essere adattato alle esigenze della singola azienda per monitorarne le operazioni: anche, quindi, controllare la supply chain e gestire i rapporti con i fornitori.

Con pannelli completi di elaborazione e analisi dei dati, gli ERP riescono a fornire utili indicatori sulla situazione in materia di approvvigionamenti: scorte rimanenti, quantità necessarie al completamento della produzione e consumi real-time.

Al tempo stesso, la gestione integrata di un ordine di acquisto permette di valutarne tempistiche, costi e avanzamento, oltre a velocizzare le operazioni di rifornimento. Meglio ancora, i moduli statistici e di business intelligence possono aiutare a formulare scenari realistici di andamento della produzione, da utilizzare quindi anche per gestire la situazione dei rifornimenti.

Le crisi e gli imprevisti non sono necessariamente la fine del modello di produzione agile, dunque. Una supply chain flessibile, anzi, è in grado di adattarsi a situazioni impreviste con maggior efficacia. Per fare questo, servono sia una pianificazione accurata, che comprenda anche la formulazione di scenari di rischio, sia un monitoraggio costante della filiera produttiva che produca dati affidabili e indicazioni operative.

Una supply chain flessibile con una strategia mirata e i giusti strumenti digitali

Strategie mirate e un monitoraggio accurato dei dati possono garantire all’azienda una supply chain flessibile e dinamica

Vedi anche: Supply chain: definizione e significato del supply chain management  |
Perché la tua azienda deve avere un sistema di gestione ERP?  

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