Promosso, incentivato ormai a livello globale, il modello di economia circolare è in realtà hot topic da almeno un decennio, un obiettivo a cui tendere per l’immediato futuro. Sotto diversi punti di vista rappresenta un po’ un’evoluzione del concetto di sostenibilità, e può avere significative ricadute positive non solo per la salute del nostro Pianeta.

Perché funzionino davvero, del resto, nelle proposte di economia circolare i vantaggi potenziali vanno sempre misurati alla concreta attuabilità. Molti progetti allettanti sulla carta poi richiedono investimenti, risorse e capacità realizzative non alla portata di tutti.

Bene, allora, fare riferimento a linee guida e best practices già attuate con buoni risultati, anche nel settore agroalimentare. Un ambito, in questo senso, ancora ben poco circolare, in cui molte filiere attive risultano energivore e ad elevato impatto ambientale.

Ripensare alcune prassi consolidate, intervenendo in particolare sui principali fattori di criticità, è allora un utile esercizio per ottenere un modello di business non soltanto circolare, ma anche più efficiente, cost-effective e, perché no, più attraente agli occhi dei consumatori.

SOMMARIO

Economia circolare: significato e differenze con il modello lineare

Prima di procedere, è bene circoscrivere il campo: cos è l economia circolare? Prendiamo la definizione che ne offre sulle sue pagine online il Parlamento Europeo, secondo il quale

“l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo.”

La fonte non è scelta a caso, perché proprio dalla UE è stato messo a punto l’ambizioso Piano d azione per l’economia circolare, ora parte dell’UE Green Deal. Obiettivo è contenere i cambiamenti climatici, tra l’altro raggiungendo la neutralità climatica (entro il 2050) e trasformando i nostri modelli economici da lineari a circolari.

Qual è la differenza tra economia lineare e circolare? Che nel primo caso per produrre beni e servizi vengono consumate risorse e generati scarti che poi non vengono recuperati. In un modello economico circolare, invece, tutti gli elementi di un ciclo di produzione possono essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera sotto forma di rifiuti o emissioni di Co2.

Si genera, insomma, un loop positivo che porta al riutilizzo continuo di ciò che si consuma, o almeno della sua gran parte. Un mantra dell’economia circolare è: “produci, utilizza, ricicla”.

SU

Ambiti di applicazione ed esempi di economia circolare

Se queste sono le enunciazioni di principio, come si applicano poi in concreto? Le linee guida sono diverse, e coinvolgono ogni aspetto di un ciclo di produzione.

1. Risorse

L’intento è migliorare l’efficienza energetica di un processo produttivo, riducendo i consumi a parità di (se non aumentando) capacità realizzativa. Un discorso ampio che ha il suo fulcro però nella qualità dell’apporto energetico. Un modello circolare non può che puntare alle energie rinnovabili, che per definizione possono essere rigenerate continuamente.

Se lavorare completamente a energia pulita è ancora un obiettivo distante per molti, va detto che non mancano gli esempi positivi di chi lo fa già. Anche in settori ad elevato dispendio energetico come quello dell’hosting. Per esempio Aruba sostiene di alimentare i suoi data center da fonti rinnovabili certificate.

2. Progettazione

Un modello di economia circolare dovrebbe comunque partire ancora più a monte. Perché è l’oggetto stesso di un ciclo di produzione a dover essere ripensato, studiando caratteristiche e materiali anche in funzione del loro impatto ambientale e della possibilità di riutilizzo. Anche in questo caso, diversi progetti interessanti e innovativi hanno già trovato soluzioni ingegnose, sviluppando prodotti ottenuti da materiali di riuso, oppure promuovendo filiere circolari di riutilizzo.

3. Produzione

Anche i processi produttivi in senso stretto vengono spesso disrupted dall’adozione di un modello circolare. Cambiano le modalità di lavorazione, gli strumenti impiegati e il peso specifico di alcune pratiche, per esempio quelle legate al controllo qualità. Le quantità di prodotto possono essere diversamente regolate per minimizzare i surplus e allineare meglio l’offerta alla domanda. Nelle analisi di lifecycle management vengono inclusi nuovi livelli di analisi, seguendo l’approccio del Life Cycle Thinking.

4. Distribuzione

Ottenere pieno controllo della distribuzione permette tra l’altro di contenere e ottimizzare l’impatto dei processi logistici. Responsabili di miliardi di tonnellate di emissioni a livello globale, non va dimenticato. E con un impatto notevole anche nella gestione dei rifiuti nel momento in cui fanno circolare enormi quantità di imballi ed altri elementi di packaging che, se non correttamente trattati, diventano semplice materiale di scarto. Proprio quello del packaging è del resto un ambito in cui la ricerca ha prodotto diverse soluzioni interessanti.

SU

La filiera agroalimentare: buone pratiche e modelli

Le buone pratiche sopra citate valgono per tutti i settori, anche quello agroalimentare. In questo ambito, anzi, aumentano ogni anno i progetti avviati e realizzati.

Un ambito di esplorazione è per esempio quello del recupero degli scarti di lavorazione. Aziende come Barilla o Ferrero hanno messo a punto sistemi davvero creativi al riguardo. Così Barilla, con il progetto CartaCrusca, può ricavare carta impastando la cellulosa con la crusca, un materiale derivato della macinazione del grano. Ferrero invece può impiegare la quota di scarto nel processo di lavorazione delle “sue” nocciole (che può rappresentare fino al 55% del frutto) alla produzione di combustibile.

Altri esempi interessanti arrivano poi all’intersezione tra più filiere produttive. Uno di questi coinvolge un altro settore industriale dall’impronta ecologica molto pesante, quello della moda. Diverse aziende, allora, hanno imparato a creare vestiti con nuove fibre, a volte ottenute proprio da scarti alimentari. in Italia c’è il caso della siciliana OrangeFiber e dei suoi “tessuti all’arancia”, che ricava dalle bucce del frutto riutilizzando così un abbondante residuo di lavorazione.

Anche per chi si occupa di alimenti la questione del packaging è nodale, tanto più con l’esplosione del food ecommerce e delle deliveries. Forme e materiali utilizzati per imballare gli alimenti, infatti, incidono non solo sulla corretta conservazione degli stessi, ma anche sulla produzione di rifiuti. Le soluzioni creative anche in questo caso abbondano, come dimostra Complofex, l’imballaggio completamente compostabile sviluppato da Sacchital per il Gruppo Colussi. Oppure il modello di riciclo consumer-oriented promosso da Nespresso, che invita i suoi clienti a riconsegnare le capsule usate di cui riesce a riciclare integralmente i componenti.

SU

Monitoraggio e controllo della filiera

Oltre questi progetti creativi, la riconversione alla circolarità del settore passa anche per altre pratiche, forse meno appariscenti. Come avviene ovunque, è centrale l’efficientamento dei processi produttivi e l’impiego di fonti rinnovabili, ma è altrettanto importante il controllo sulla propria filiera. Per l’ambito agroalimentare questo controllo può riguardare le pratiche di coltivazione di un alimento, la certificazione delle materie prime o delle credenziali di un fornitore, ma in ogni caso implica il poter tracciare ogni aspetto della propria attività.

I percorsi per arrivare all’obiettivo, la circolarità, sono molti e vari anche nella filiera agroalimentare. In molti casi, al miglioramento della ecological footprint dell’azienda aggiungono altri significativi vantaggi. La riduzione dei consumi e l’incremento della produttività sono goals sicuramente appetibili anche sotto il profilo economico. Inoltre, percorrendo la strada dell’economia circolare si può incontrare un nutrito pubblico di consumatori, più consapevole e attento.

Le buone pratiche in questo campo funzionano allora anche come strumento di promozione e differenziazione in positivo dai competitor.

SU

Le precondizioni di un modello di business circolare

Perché tutte le buone idee e le proposte creative si concretizzino e portino davvero utili all’azienda che le adotta, sono necessarie alcune precondizioni, e una in particolare.

Si tratta del controllo dei processi di filiera. Ovvero della possibilità di monitorare, correggere e rendicontare quanto accade ai diversi livelli della supply chain.

Questo per essere sicuri che le nuove procedure vengano davvero attuate in conformità alle linee guida. Ma anche per analizzarne l’impatto e nel caso correggere il tiro. Inoltre, per certificare i risultati ottenuti e condividerli con i propri referenti, distributori o consumatori finali.

Questo è uno dei motivi per i quali un modello di economia circolare, anche in ambito agroalimentare, non può prescindere dalla piena tracciabilità di prodotti e processi. Che si ottiene, tra l’altro, anche grazie a strumenti di gestione più efficienti, che monitorano tutte le operazioni e supportano con dati e analisi il processo decisionale.

All’inizio di questo post, si parlava di allineamento tra offerta e domanda. Una produzione sovrabbondante di cibo, infatti, produce surplus e, spesso, spreco alimentare. I moderni strumenti di business intelligence, però, riescono a fornire elementi più precisi di valutazione e, quindi, aiutano ad armonizzare i due estremi di supply e demand.

Avere a disposizione un sistema di gestione aziendale capace di soddisfare queste esigenze è dunque una precondizione di un modello di business davvero circolare. Aiuta sia in fase di monitoraggio, sia a livello strategico, sia infine sul piano strettamente operativo.

La nostra azienda, Enter Software, si occupa da anni dell’implementazione di sistemi di questo tipo, gestionali di nuova generazione in grado di supportare l’adozione di pratiche di produzione più moderne e orientate alla circolarità. Un’attenzione particolare è rivolta proprio al settore agroalimentare, con decine di progetti già completati di cui alcuni sono presentati come case studies qui sul sito.

Vuoi saperne di più? Contattaci per maggiori informazioni!
SU