In principio era il piano Industria 4.0. Poi Impresa 4.0, ora piano Transizione 4.0. Per chi vuole investire nell’innovazione, oggi, ci sono incentivi interessanti. In particolare sui cosiddetti beni strumentali immateriali: software, applicazioni e piattaforme.

Il piano Industria 4.0, varato nel 2016 e rinnovato negli anni successivi, sembra essere piaciuto parecchio agli operatori del settore. Non solo le grandi imprese, ma anche diverse PMI, hanno richiesto il super- e iperammortamento per acquistare macchinari di nuova generazione e investire in innovazione digitale. In generale, il bilancio può dirsi positivo.

Il piano Transizione 4.0, inserito nella Legge di bilancio 2020, vuole essere un aggiornamento di quelle misure. Ci sono alcune modifiche sostanziali, in particolare con l’introduzione di un “credito d’imposta 4.0” per la concessione degli incentivi. Non cambia però l’intento principale, che è di agevolare una trasformazione digitale dell’impresa italiana che renda il Made in Italy più competitivo ed efficiente.

Ma cosa è cambiato, in concreto, nell’offerta di incentivi e quali sono le modalità di accesso?

SOMMARIO

Il quadro: innovazione digitale 4.0

Il piano Transizione 4.0 vuole fornire una cornice di indirizzo alla politica industriale italiana, promuovendone competitività, innovazione e sostenibilità. Le misure varato si inseriscono comunque in un quadro più ampio di iniziative.

Esempi importanti sono gli incentivi ai progetti di ricerca sull’economia circolare oppure le agevolazioni del bando Digital Transformation. Misure che intervengono su temi specifici dell’innovazione, cercando di coinvolgere oltre ai “grandi” anche microimprese e PMI.

L’intenzione è quella di accelerare e uniformare una spinta all’innovazione che è molta marcata in alcuni distretti produttivi, meno in altri. Senza fare un’analisi storica dello sviluppo industriale italiano, è certo che soffre ancora di uno squilibrio accentuato a livello territoriale e settoriale.

Per bilanciare i punti di eccellenza e quelli più in sofferenza, il piano italiano si accompagna anche a iniziative di modernizzazione infrastrutturale. Cablaggio capillare della Penisola, ammodernamento della rete energetica, stimoli alla transizione ecologica rilevanti e così via.
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Da Industria a Transizione 4.0

Poste queste premesse, il nuovo documento aggiorna quelle che erano già linee d’azione precise. In sintesi:

  1. sostegno all’acquisto di beni strumentali alla modernizzazione;
  2. contributi per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione;
  3. supporto attivo per la formazione alle nuove tecnologie e le consulenze qualificate.

Questi i tre punti principali che venivano messi in evidenza già nel piano Industria 4.0 (poi convertito in Impresa 4.0). Rispetto a questo, però, c’è maggiore attenzione sia al tema della formazione sia a quello delle tecnologie abilitanti.

Secondo i dati raccolti, il grosso dei contributi del piano Industria 4.0 è stato speso per acquistare macchinari di nuova generazione. Sistemi per l’automazione delle linee, l’efficientamento dei processi produttivi ed il lean manufacturing. Strumenti che sicuramente vengono gestiti da un software, ma hanno comunque nella dotazione “hardware” il fulcro.

In diversi casi, del resto, soluzioni software ad hoc hanno permesso di migliorare l’efficienza dei nuovi macchinari e sono quindi state ammesse a finanziamento. È quello che è successo, per esempio, con il nostro progetto per Fainplast, che ha permesso di migliorare il livello di automazione delle linee produttive dell’azienda.

Per saperne di più: Automazione processi produttivi e sistemi di gestione
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Gli investimenti in beni immateriali

Nel piano Transizione 4.0 c’è allora maggiore attenzione ai beni strumentali immateriali, il cui finanziamento viene slegato dall’acquisto di beni materiali. Finora, infatti, le agevolazioni “coprivano” gli investimenti in software e applicazioni solo se funzionali all’utilizzo dei nuovi macchinari. Le nuove linee guida prevedono invece la possibilità di finanziarli autonomamente.

Il piano individua con una certa precisione le tecnologie abilitanti e gli obiettivi di innovazione digitale: integrazione gestionale, data analytics, produttività condivisa e cloud computing.

Queste tecnologie possono in effetti fare la differenza in un’azienda, e aumentarne l’efficienza. Parliamo soprattutto di:

  • sistemi di data analytics, fondamentali per monitorare l’andamento dei processi produttivi e ricavarne previsioni e tendenze per il futuro.
  • software per la produttività condivisa, in cloud o in remoto, fondamentale in tempi di limitazione degli spostamenti e smart working;
  • sistemi per la gestione di dati e risorse in digitale seguendo il processo della smaterializzazione documentale.

Software di questo tipo rappresentano un investimento importante non solo dal punto di vista monetario, ma organizzativo. In molti casi, infatti, impongono un ripensamento e una modifica radicale del modus operandi sin qui tenuto.

Un processo che può essere lungo e impegnativo, e che proprio per questo deve essere agevolato.
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Il bonus formazione

Si ricollegano al punto precedente le agevolazioni in formazione previste dal nuovo piano. Per il successo di un processo di trasformazione digitale, infatti, è fondamentale acquisire le competenze necessarie a operare nel nuovo sistema.

Il nuovo piano promette così sgravi consistenti, in forma di credito d’imposta, per le aziende che vogliano investire nell’aggiornamento professionale dei propri dipendenti. Formazione mirata all’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare di quelle abilitanti riconosciute dal MISE.

Si cerca di favorire così l’innovazione da due direzioni: sostegno alle attività di ricerca, sviluppo e innovazione; investimenti in formazione, per renderne concretamente fruibili i benefici.

Rientra in questa strategia anche il progetto Atlante i4.0, portale che mette in rete i principali soggetti coinvolti nei processi di innovazione e trasformazione digitale. Punti Impresa Digitale, consulenti ma anche Istituti Tecnici Superiori. L’obiettivo: creare un network di sostegno e condivisione di informazioni ed esperienze a disposizione delle imprese.

Per saperne di più: Come favorire la digitalizzazione aziendale e perché farlo
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Dal superammortamento al credito d’imposta

Una variazione importante nel passaggio da Industria 4.0 a Transizione 4.0 riguarda la forma di incentivazione adottata. Il credito d’imposta ha infatti sostituito quelli che erano i super e iperammortamenti riconosciuti invece nelle precedenti misure.

Si tratta di un cambio che, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe estendere la platea dei potenziali beneficiari degli interventi.

In particolare, il ricorso al credito d’imposta invece che al superammortamento dovrebbe estendere l’accesso da parte di PMI e microaziende, quelle che più avrebbero da guadagnare da una trasformazione digitale. Inoltre, il credito d’imposta permette un più rapido rientro dell’investimento, un fattore positivo specie per i piccoli.

Da Industria 4.0 al piano Transizione 4.0

Nel passaggio da Industria 4.0 a Transizione 4.0 si vogliono favorire non solo gli investimenti in macchinari, ma anche quelli in beni immateriali

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Come accedere agli incentivi

Come accadeva per il piano Industria 4.0, anche per i nuovi incentivi le agevolazioni vengono quindi concesse ex-post. I crediti d’imposta sono proporzionali al tipo e all’entità dell’intervento, oltre che alle dimensioni dell’impresa.

Le agevolazioni coprono gli investimenti effettuati fino al 31 dicembre 2020, o fino al giugno 2021 nel caso in cui l’ordine sia finalizzato entro fine anno. In particolare, il credito copre fino al 40% dei costi sostenuti per investimenti fino a 2,5 milioni di euro in beni materiali, il 20% per gli investimenti di entità superiore.

Cospicue le agevolazioni per le attività di formazione, che variano anche con le dimensioni dell’impresa. Alle piccole imprese va quindi un contributo pari al 50% delle spese sostenute, che per le medie scende al 40% e le grandi al 30%.

Il credito d imposta software, cioè quello attinente i beni immateriali, si applica invece su un tetto massimo pari a 700 000 € e per una quota che può arrivare al 15%.
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Le opportunità lato software

Per chi ha in mente di modernizzare la propria azienda, insomma, le opportunità ci sono. Gli incentivi a disposizione possono fare da stimolo per modernizzare la propria attività, adattandola al mercato ipercompetitivo e tecnologico del futuro.

In particolare, investire in beni strumentali immateriali può fare la differenza, e giustamente il piano Transizione 4.0 ne prende atto.

L’organizzazione del lavoro in azienda punterà sempre più sull’integrazione gestionale, la condivisione e l’analisi dei dati, l’automazione dei processi. Servono dunque investimenti consistenti in applicazioni, software e strumenti adeguati a garantire questa trasformazione.

I risultati positivi della trasformazione sono evidenti, per esempio:

  • una gestione più fluida della filiera produttiva;
  • l’utilizzo ottimale delle risorse;
  • maggiore capacità di pianificazione;
  • il miglioramento delle comunicazioni con fornitori e clienti.

In Enter abbiamo avuto più volte occasione di lavorare a progetti di innovazione e modernizzazione per le aziende. Dalla nostra homepage potete accedere ad alcuni dei casi di studio più stimolanti in tema di trasformazione digitale sui quali abbiamo lavorato in questi anni.

Integrazione dei processi produttivi, sviluppo di app e strumenti efficaci di comunicazione, creazione di reti di protezione e condivisione di dati e processi aziendali. L’impresa 4.0 si fa anche così.

Vedi anche: Software per PMI 4.0: soluzioni gestionali per l’innovazione |
Come favorire la digitalizzazione aziendale e perché farlo
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